Lo scorso 28 gennaio, presso il CFS di Belluno, si è tenuto un convegno dedicato ai nuovi strumenti per la formazione in dotazione alle scuole edili. Il ruolo delle strutture formative e dei dispositivi a loro disposizione è centrale nella prospettiva di una radicale trasformazione del modo di costruire.
Come ricordato all’apertura del convegno dal presidente del CFS di Belluno, Dario Tonin, “La risorsa umana, se ben preparata, ha un grande valore. Per questo è necessario elaborare programmi che facilitano non solo l’apprendimento teorico, ma anche la pratica manuale. In particolare sui macchinari necessari alla manutenzione, salvaguardia e messa in sicurezza del territorio”.
Un operatore competente lavora in modo più veloce ed efficiente, riduce i costi di utilizzo e l’impatto sull’ambiente, provoca meno usura della macchina riducendo i costi di manutenzione. Per questo è necessaria una formazione efficiente, migliorandone la produttività. Con l’occasione, è stato dunque presentato un simulatore, prodotto da Oryx e Volvo CE, per permettere la formazione pratica dei futuri manovratori di macchine specializzate. Senza rischiari il fermo dei programmi a causa delle condizioni metereologiche o di guasti involontariamente causati da un manovratore ancora alle prime armi, il simulatore Volvo può riprodurre, attraverso moduli e specifici scenari di addestramento, l’attività di pale gommate, dumper articolati, escavatori e mezzi da demolizione.
Secondo gli studi messi a punto dalla stessa casa costruttrice, la curva di apprendimento nell’ambito dei mezzi meccanici, mostra un’acquisizione più rapida di competenze rispetto agli operatori che seguono un normale percorso di formazione “sul campo”.
Come ricordato da Mauro Pastore, direttore del Centro edile Palladio di Vicenza e coordinatore delle scuole edili del Veneto, le politiche energetiche comunitarie e gli obiettivi di decarbonificazione determinano ormai dei target negli standard di costruzione, al raggiungimento dei quali deve contribuire lo stesso mondo della formazione.
La collaborazione tra la Scuola edile di Belluno e la Volvo si inserisce pienamente nella strategia del Formedil orientata all’innovazione dei contenuti e delle metodologie didattiche. “Il Formedil, - ha ricordato il direttore Giovanni Carapella - ha già intercettato, attraverso Build Up Skills I-Town (Italian Training Qualification workforce in Building), un campione di 1.000 lavoratori, intervistati su tematiche quali l’efficientamento energetico degli edifici, la sostenibilità, la bioedilizia, mappando le esigenze della manodopera in termini di formazione. Un’indagine da cui emerge un grande desiderio di conoscenza da soddisfare, un grande campo di innovazione da coprire con un’offerta formativa adeguata.” La collaborazione messa in campo a Belluno, scuola edile polo di eccellenza nazionale nella formazione macchine, attraverso la collaborazione con Volvo Construction Equipment si lega strettamente anche al Progetto Formedil 16 ore Mics, abilitazione attrezzature di lavoro, riconosciuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dalle Regioni, ha Formato nel periodo 2012 – 2015 57.806 lavoratori, di cui 38.594 per le attrezzature di sollevamento e 19.212 per il movimento terra. “L’importanza della sperimentazione avviata a Belluno – ha sottolineato Carapella – costituisce un’esperienza di grande rilevanza perché individua il simulatore come supporto didattico “utile” nelle fasi di preformazione e familiarizzazione all’uso della macchina, con possibilità di riduzione dei costi unitari e di ottimizzazione dei tempi di formazione.”
Per Pastore si tratta di un nuovo tassello di un percorso di sistema all’interno dei programmi di formazione innovativa ormai all’ordine del giorno a livello europeo. Che per quanto riguarda l’Italia vuol dire puntare su programmi come main.con, orientato all’addestramento di operatori per la manutenzione delle macchine edili che utilizza la realtà aumentata, o come la piattaforma formativa e-genius, per non parlare dell’app ar.Key elaborata insieme a Formedil nell’ambito pi un progetto europeo a cui ha collaborato l’Università di Valencia.